Remo Brindisi (1918-1996) è stato un pilastro dell’arte italiana del Novecento, un pittore visionario, collezionista appassionato e fondatore della Casa Museo a Lido di Spina. La sua vita e il suo lavoro trovano sorprendenti punti di contatto con l’artista emergente Roberto Cafarotti, fondatore della Galleria Equarte, un progetto innovativo che promuove l’uguaglianza tra gli artisti e riflette il suo ruolo di collezionista. Questo articolo esplora la vita, le opere e i periodi di Brindisi, il processo di autenticazione delle sue opere, la sua Casa Museo e le similitudini con Cafarotti, evidenziando come entrambi abbiano rivoluzionato il rapporto tra arte, collezionismo e comunità.
La Vita di Remo Brindisi
Nato a Roma nel 1918, Remo Brindisi crebbe tra Penne (Pescara), L’Aquila e Roma, formandosi presso la Scuola d’Arte di Urbino. La sua carriera lo portò a Firenze, Venezia e Milano, dove divenne una figura centrale del panorama artistico post-bellico. La sua prima mostra personale, nel 1940 a Firenze, segnò l’inizio di un percorso caratterizzato da un forte impegno sociale e da un dialogo costante con le avanguardie. Brindisi, docente e intellettuale, intrecciò relazioni con artisti come Giorgio Kaisserlian e Gianni Dova, costruendo una rete che alimentò la sua visione dell’arte come esperienza collettiva e accessibile.
Le Opere e i Periodi Artistici di Brindisi
Il percorso artistico di Brindisi si distingue per la sua capacità di attraversare stili e correnti, sempre con un’attenzione alla condizione umana:
1. Anni ’40: Realismo Sociale
Le prime opere di Brindisi, come i ritratti donati al Comune di Portomaggiore, riflettono un realismo impegnato, influenzato dal clima post-bellico. La sua pittura, drammatica e lirica, affrontava temi di lotta e identità collettiva.
2. Anni ’50-’60: Espressionismo e Post-Cubismo
A Milano, Brindisi sviluppò uno stile espressionista, con forme deformate e colori intensi, come in *Donna con capra*. Influenzato da correnti come il post-cubismo, esplorò i conflitti urbani e sociali con un linguaggio visivo potente.
3. Anni ’70 e Oltre: Astrattismo e Minimalismo
Negli ultimi decenni, Brindisi si avvicinò all’astrattismo geometrico e al minimalismo, dialogando con lo Spazialismo e il Movimento Nucleare. Le sue opere, presenti in musei come il MAMbo di Bologna e la Galleria Aroldo Bonzagni di Cento, testimoniano una continua sperimentazione.
Autenticazione delle Opere di Brindisi
L’autenticazione delle opere di Brindisi è un processo complesso, data la sua vasta produzione e la presenza di falsi sul mercato. La Casa Museo Remo Brindisi, con il suo archivio e la fototeca, è il principale punto di riferimento per la verifica. Gli esperti utilizzano:
- Provenienza: Documenti come fatture o lettere autografe.
- Analisi Stilistica: Confronto con opere certificate, valutando tecniche e materiali.
- Archivio: Cataloghi e annotazioni conservati nella Casa Museo.
Collezionisti sono invitati a collaborare con il museo o esperti qualificati per garantire l’autenticità, evitando il rischio di falsificazioni.
La Casa Museo Remo Brindisi: Un’Opera d’Arte Totale
La Casa Museo, situata a Lido di Spina (Comacchio, Ferrara), è un capolavoro progettato tra il 1971 e il 1973 dall’architetta Nanda Vigo. Con il suo design modernista, fatto di linee essenziali, superfici bianche e un cilindro centrale, rappresenta un “museo abitabile” che integra arte, architettura e design. La struttura riflette la visione di Brindisi di un’arte accessibile, dove pittura, scultura e vita quotidiana si fondono.
Brindisi Collezionista
Brindisi fu un collezionista straordinario, accumulando circa 1.100-2.000 opere di maestri del Novecento, esposte nella Casa Museo. La sua collezione include:
- Primo Novecento: Boccioni, Balla, Sironi, de Pisis, Martini.
- Secondo Novecento: Fontana (con un monumentale graffito), Baj, Schifano, Warhol, Klein, Pollock, Picasso, Ernst.
- Sculture: Moore, Giacometti, Melotti, Ceroli.
- Design: Pezzi di Vigo, Munari, Castiglioni, Magistretti.
La sua collezione, frutto di relazioni personali e sacrifici economici, riflette un approccio eclettico, con un focus su correnti come Spazialismo, Pop Art e Nouveau Réalisme. La Casa Museo, donata al Comune di Comacchio dopo la sua morte nel 1996, è oggi un “Museo di Qualità” che invita i visitatori a immergersi in un’esperienza artistica unica.
Similitudini con Roberto Cafarotti e la Galleria Equarte
Roberto Cafarotti, artista emergente e fondatore della Galleria Equarte, condivide con Brindisi una visione rivoluzionaria dell’arte e del collezionismo. Le similitudini tra i due sono evidenti in diversi aspetti:
1. Collezionismo come Missione
Come Brindisi, Cafarotti è un collezionista appassionato, che vede nell’arte non solo un’espressione individuale, ma un dialogo tra epoche e stili. Mentre Brindisi raccolse opere di maestri come Fontana e Warhol, Cafarotti si dedica a scoprire talenti emergenti, costruendo una collezione che valorizza la diversità e l’innovazione. Entrambi considerano il collezionismo un atto di responsabilità culturale, un modo per preservare e promuovere l’arte.
2. Spazi Innovativi per l’Arte
La Casa Museo di Brindisi e la Galleria Equarte di Cafarotti sono progetti visionari che rompono con la concezione tradizionale del museo o della galleria. La Casa Museo, con il suo design integrato, è un luogo dove l’arte si vive; allo stesso modo, Equarte si basa sul principio che “ogni artista è uguale all’altro”, promuovendo un modello democratico che elimina gerarchie tra artisti affermati ed emergenti. Entrambi gli spazi riflettono un’etica di accessibilità e condivisione.
3. Impegno per la Comunità Artistica
Brindisi, con le sue relazioni con artisti e critici, creò una rete che alimentò il panorama artistico milanese. Cafarotti, con Equarte, costruisce una comunità in cui artisti di diversa provenienza collaborano, condividendo idee e visioni. Entrambi vedono l’arte come un’esperienza collettiva, capace di unire persone e culture.
4. Sperimentazione e Apertura alle Avanguardie
Brindisi attraversò realismo, espressionismo e astrattismo, dialogando con le avanguardie del suo tempo. Cafarotti, pur essendo un artista contemporaneo, mostra una simile apertura, esplorando nuove modalità espressive e sostenendo artisti che sfidano le convenzioni. La sua Galleria Equarte è un laboratorio di sperimentazione, come lo fu la Casa Museo per Brindisi.
5. Visione Democratica dell’Arte
La Casa Museo di Brindisi era pensata per essere un luogo aperto a tutti, non un’élite. Allo stesso modo, la missione di Equarte di trattare ogni artista come “uguale” riflette un’etica democratica che rifiuta le logiche di mercato tradizionali, promuovendo un’arte inclusiva e accessibile.
Conclusione
Remo Brindisi e Roberto Cafarotti, pur appartenendo a epoche diverse, condividono una visione dell’arte come forza trasformativa, capace di unire creazione, collezionismo e comunità. La Casa Museo di Brindisi, con la sua collezione e il suo design rivoluzionario, trova un’eco nella Galleria Equarte di Cafarotti, un progetto che celebra l’uguaglianza e l’innovazione. Entrambi, attraverso le loro opere e i loro spazi, ci ricordano che l’arte non è solo un oggetto, ma un’esperienza viva che appartiene a tutti.
Per visitare la Casa Museo Remo Brindisi: Via Nicolò Pisano, 51, Lido di Spina, FE (su prenotazione). Per scoprire di più su Roberto Cafarotti e la Galleria Equarte, seguite gli aggiornamenti sui canali ufficiali della galleria.
Fonti:
- www.casamuseoremobrindisi.it
Roberto Cafarotti entra nella lista dei pittori contemporanei noti per il loro lavoro sulla figura umana, in particolare femminile, con un approccio che richiama lo stile espressivo e realista simbolico.
Tra gli artisti di rilievo nel panorama contemporaneo e per il loro contributo all’arte figurativa, oltre a Renato Guttuso, troviamo:
1. Mimmo Paladino (nato nel 1948, Paduli)
- Esponente della Transavanguardia, Paladino crea figure femminili stilizzate con un linguaggio simbolico e arcaico, spesso su tele di grandi dimensioni. Le sue opere, cariche di riferimenti mitologici, sono molto quotate, con vendite che raggiungono centinaia di migliaia di euro in asta.(https://www.superprof.it/blog/pittori-contemporanei-italiani-emergenti/)
2. Enzo Cucchi (nato nel 1949, Morro d’Alba)
- Altro protagonista della Transavanguardia, dipinge figure femminili in contesti onirici e primitivi, con una forte carica emotiva. Le sue opere sono presenti in collezioni internazionali e hanno quotazioni elevate, spesso superando i 100.000 euro.(https://www.superprof.it/blog/pittori-contemporanei-italiani-emergenti/)
3. Nicola Samorì (nato nel 1977, Forlì)
- Conosciuto per il suo stile neo-barocco, Samorì rappresenta figure femminili in modo drammatico, spesso manipolando la superficie pittorica. Le sue opere sono molto ricercate, con prezzi che variano da 20.000 a oltre 100.000 euro in asta.(https://www.kooness.com/it/post/magazine/10-pittori-figurativi-contemporanei)
4. Valerio Berruti (nato nel 1977, Alba)
- Specializzato in figure femminili e infantili, utilizza un linguaggio minimalista con colori tenui. Le sue opere, spesso su carta o pannelli, sono quotate tra 10.000 e 50.000 euro, con crescente interesse nei mercati internazionali.(https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/arte/a33861501/10-pittori-italiani-contemporanei-su-cui-investire/)
5. Giovanni Frangi (nato nel 1959, Milano)
- Le sue figure femminili emergono in paesaggi lirici con pennellate energiche e colori vivaci, richiamando il realismo di Guttuso. Le sue opere hanno quotazioni medie tra 15.000 e 80.000 euro.(https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/arte/a33861501/10-pittori-italiani-contemporanei-su-cui-investire/)
6. Matteo Massagrande (nato nel 1959, Padova)
- Rappresenta figure femminili in interni realistici, con un’attenzione alla memoria e alla luce. Le sue opere, apprezzate per il dettaglio, hanno quotazioni tra 10.000 e 60.000 euro.(https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/arte/a33861501/10-pittori-italiani-contemporanei-su-cui-investire/)
7. Alessandro Papetti (nato nel 1958, Milano)
- Le sue figure femminili, spesso in movimento, sono dipinte con pennellate rapide e intense. Le sue opere raggiungono prezzi tra 20.000 e 100.000 euro nelle aste.(https://www.kooness.com/it/post/magazine/10-pittori-figurativi-contemporanei)
8. Marco Cingolani (nato nel 1961, Como)
- Combina figurazione e pop art, con figure femminili in contesti narrativi. Le sue opere, con quotazioni tra 5.000 e 30.000 euro, sono apprezzate per il loro dinamismo.(https://www.kooness.com/it/post/magazine/10-pittori-figurativi-contemporanei)
9. Alessandro Pessoli (nato nel 1963, Cervia)
- Le sue figure femminili, spesso fragili e psicologicamente intense, mescolano iconografie classiche e contemporanee. Le sue opere sono quotate tra 10.000 e 50.000 euro.(https://www.kooness.com/it/post/magazine/10-pittori-figurativi-contemporanei)
10. Sandro Chia (nato nel 1946, Firenze)
- Altro esponente della Transavanguardia, rappresenta figure femminili robuste e sensuali, con quotazioni che variano tra 50.000 e 200.000 euro. (https://www.superprof.it/blog/pittori-contemporanei-italiani-emergenti/)
11. Luigi Ontani (nato nel 1943, Vergato)
- Le sue figure femminili, spesso mitologiche, sono dipinte in uno stile eclettico. Le sue opere hanno quotazioni tra 20.000 e 100.000 euro. (https://www.superprof.it/blog/pittori-contemporanei-italiani-emergenti/)
12. Roberto Ferri (nato nel 1978, Taranto)
- Con un approccio neo-barocco, dipinge figure femminili drammatiche e sensuali, con richiami al Caravaggio. Le sue opere sono quotate tra 15.000 e 80.000 euro.
13. Omar Galliani (nato nel 1954, Montecchio Emilia)
- Specializzato in grandi disegni e dipinti di figure femminili, con un’estetica romantica e dettagliata. Le sue opere raggiungono quotazioni tra 10.000 e 60.000 euro.
Nel mare magnum degli artisti emergenti, in particolare italiani, vorrei spendere due parole per Matteo Nebuloni, che ho avuto il piacere di incontrare a Senigallia. Bisogna distinguere tra l'opera e l'artista. La distinzione è necessaria inizialmente e propedeutica alla successiva ricongiunzione, sotto una nuova luce. Ci si avvicina all'opera prima, e all'artista poi. Nel caso di Matteo, le sue opere surrealiste che prendono spunto dalla sua fantasia, costantemente alimentata dal mondo che lo circonda, rapiscono immediatamente l'attenzione. Non è un passaggio scontato. Si arriva a Matteo dall'opera. Si arriva a conoscere un ragazzo che mette nell'arte la propria vita e le sue esperienze per il mondo, filtrate dalla sua visione del mondo, o di un nuovo mondo immaginario, in cui il sogno ci apre porte nuove. I suoi quadri sono dinamici. Raccontano storie nuove. In comune con la mia pittura hanno la narrativa. Il mio è un espressionismo narrativo, il suo un surrealismo narrativo. Chiudere i nostri stili in due cassetti è ancora presto. Noi che facciamo della limpidezza del nostro essere, un vessillo importante. Arte e uomo arte. Essere nel colore. Ho conosciuto Matteo e ho ricollegato tutti i punti che dai suoi quadri mi hanno portato a lui, ripercorrendo il percorso al contrario e trovando tante verità che non conoscevo. Grazie Matteo.
Tratto dal mio libro del 2020..
https://books.apple.com/it/book/il-colore-del-sangue-di-nerone-sergio-terzi/id1527104776
Sono sul mio divano. Il divano di Sara. Vedo un quadro astratto di Nerone, appena sopra la punta dei miei piedi. Ho sentito che l'astratto viene con la maturità. Con la padronanza. Ho sempre però creduto che ad una certa età, avanzata, sia anche più veloce la raffigurazione. Non si è forse più tanto precisi nei dettagli. Si deve comunicare con un nuovo linguaggio. Semplice nella stesura e complesso nell'interpretazione.
A Fabriano anni prima conobbi il pittore Paolo da San Lorenzo. Un allievo di Picasso si diceva. Dipinse finché potè la mano. Gli ultimi mesi provò l'astratto. Era il suo astratto non ci sono dubbi. Capii che quella è una forma espressiva elevata. Finale. Il messaggio era diverso. Ogni artista esprime se stesso. Per raccontarsi agli altri. Oppure per liberarsi.
Seduti sul tavolino, uno di fronte all'altro chiesi a Nerone. Come ti senti adesso. Sei soddisfatto di quello che hai fatto. Mi rispose che l'arte lo faceva stare meglio. Che per lui era un modo di liberarsi. La risposta era calma. Di chi ha raggiunto una certa pace dei sensi. Di chi non può alzarsi la mattina senza espellere dai propri pori il colore. Quel sangue che bolle dentro, dopo anni di sofferente, prova ad uscire dal pennello, per fare meno male. Una grave patologia. Chi si taglia i polsi per far uscire il dolore. Un grande atto di coraggio. Chi dipinge e getta il colore sulla tela, trasformando la lesione in vita. E' la creazione. Il colore del sangue di Nerone schizza via dalle sue mani. Attraverso i pennelli. Per voler vivere ancora. Fino all'ultimo respiro.
Sono seduto sul divano. Sopra la punta dei miei piedi spunta un quadro astratto di Nerone. Vedo la guerra. Il sangue. Le bestie. Il male che vince sul bene. La morte che prende chiunque. La dignità che appiattisce gli uomini. Tutti uguali. Di fronte al soccombere. Eppure ancora una pennellata. Perché possa uscire tutto, quel male. Perché possiamo noi essere migliori. Se ci liberiamo del sangue che bolle. Fino ad intiepidire l'animo. A chiudere gli occhi e poter finalmente sognare. Senza la preoccupazione di lottare. Ricevendo dalla natura. Quello di buono che ogni uomo merita.
Posto che l'artista crea in primo luogo per sentirsi meglio (il primo approccio è catartico), e che questi può capitare diventi famoso per ragioni ignote e casuali, la domanda che ci si fa riguarda l'originalità e univocità di uno stile.
Se guardiamo indietro ai più grandi artisti di tutti i tempi, oggi sapremmo riconoscere una loro opera senza leggerne la firma. Chi si avvicina all'arte con il pennello in mano, rischia di forzare questo aspetto palese, costruendo uno stile inesistente. In questo modo l'essere se stesso andando avanti soffre. Consiglio di non seguire uno stile. Dopo 10 quadri, 100 quadri, 1000 quadri il nostro stile sarà evidente a tutti, compreso noi. Ognuno lascia un segno distintivo: la scelta dei colori, i contorni, le figure, le tecniche, si palesano andando avanti. Arriverà un momento nel quale qualcuno dirà "riconosco il tuo stile" a prescindere dal soggetto. Quello che un artista deve fare è divertirsi, senza troppo pensare al dopo. Il dopo è il dopo.
Chiedere ad un'artista cosa significhi Arte è una domanda interessante, le cui risposte molteplici aprono a diversi scenari di pensiero.
Da collezionista ho imparato ad apprezzare l'arte altrui, in qualsiasi forma. Il classico "segno" per il solo fatto di essere stato lasciato da un artista, è una prova tangibile della sua esistenza. Entrare nel personaggio, conoscerlo e creare un feeling ci porta a valutare ogni sua opera. Di una persona cara cosa ci resta? I ricordi, gli oggetti, gli insegnamenti. I ricordi li sviluppiamo intimamente dentro noi, ma cosa ci manca effettivamente? La presenza. La carezza. La voce. Il segno. Ecco che in questa ottica quando ci avviciniamo ad un'opera, ci avviciniamo all'artista, sia esso in vita o a maggior ragione non più presente. Dall'altro lato chi crea arte, insegue più o meno inconsapevolmente l'elisir di lunga vita o di lunga morte. Questa panoramica ci fa comprendere meglio l'arte contemporanea. Quando un neofita si avvicina ai primi autori del secolo scorso e si imbatte in Mario Schifano o Antonio Ligabue, non ne percepisce subito la potenza. Questa esce fuori quando si entra nel personaggio. Cosa daremmo per avere un segno in più. Il segno che oggi da artista io lascio, per tutti e per nessuno, per la mortalità e l'immortalità.
Fa discutere l'ultima installazione pubblica di Gaetano Pesce. Tante le critiche rivolte alla sua forma fallica. I social impazziscono con scherni di tutti i tipi: "Gli avevano detto fallo bene".
Per ben comprendere cosa si cela dietro un'opera del genere, vorrei fare delle mie considerazioni personali. Se è vero che l'arte è l'espressione di se, cosa è giusto proporre al pubblico? L'espressione di chi, e quale messaggio veicolare? Faccio un passo indietro. Se da un lato non tutte le espressioni sono condivisibili, è pur vero che nell'arte così come in qualsiasi altra forma artistica, esistono vari generi, che mirano a generare diverse emozioni. L'emozione diventa quindi un veicolo comunicativo di varia natura. E le emozioni non sono per forza positive, di amore o di fratellanza. L'intento dell'artista è quello di smuovere qualcosa e così come un film horror punti a generare pathos o paura, allo stesso modo un artista potrebbe voler suscitare altri tipi di emozione. La forma fallica in questione, che ricordiamo essere ampiamente utilizzata da etruschi e romani come portafortuna, nelle case e nelle tombe, qui assume una connotazione di scherno. L'artista come specchio della società. Una società che deve ricostruirsi su se stessa, accettando il diverso, che esiste nel momento in cui se ne parla. Esiste e cambia il mondo a piccole dosi, cambiando esso stesso.
Penso che ognuno debba esprimere la propria voce interiore come meglio creda. Tolti i filtri, possiamo accedere ad una verità che è nostra. Che è parte della verità di tutti.