“In guerra si muore”, olio su tela 70x70
Quadro 29 del 2024.
Pensato due settimane e realizzato in 1 giorno. È un’opera che non arriva subito. In alcuni casi non arriverà mai.
Non conobbi mai mio nonno Umberto. Morì in guerra nel 1944, a Velletri. C’era da poco stato lo sbarco di Anzio e i tedeschi non si ritiravano. A dire il vero neanche mio papà lo conobbe mai. Qualche anno dopo venni a sapere che anche il papà di Roger Waters, il chitarrista dei Pink Floyd morì nella stessa battaglia. Oggi una via ricorda quegli scontri. Via campo di carne. Per le tante vittime di guerra cadute. C’è un monumento a Velletri con il nome di mio nonno. E quando guardo alle guerre nel mondo ripenso a quanto sia difficile accettare tutto questo. Qualche anno fa da un rigattiere acquistai un libro del 1946 di Anna Garofalo, amica di Oriana Fallaci, dal titolo “In guerra si muore” ambientato proprio durante lo sbarco. All’editore Enrico Colombo, con molta cordialità Anna Garofalo. Gennaio 1946. A quella guerra e a tutte le guerre è dedicato questo quadro. I soldati con la morte sul viso come numeri, e una speranza. Un soldato che si volta, stremato, a ricercare la vita, fatta di una bella gonna rossa.
La donna potrebbe sembrare fuori luogo. Alcuni penseranno ad un insulto, alle guerre, alle donne e che la sua figura stoni. L’intento è proprio quello. Che stoni. Come stona la guerra, alla quale sempre più spesso ci abituiamo.
Un detto recita che in amore e in guerra non ci sono regole. E io qui non avevo intenzione di seguirne una.
Penso che ognuno debba esprimere la propria voce interiore come meglio creda. Tolti i filtri, possiamo accedere ad una verità che è nostra. Che è parte della verità di tutti.